venerdì 29 aprile 2016

morte del sogno


Pedro Salinas

Non si capisce un sogno
se non quando si ama un essere umano,
lentamente, molto lentamente
e con poca speranza.

Morte del sogno

Non si capisce un sogno
se non quando si ama un essere umano,
lentamente, molto lentamente
e con poca speranza.

Per te ho conosciuto il volto
di un sogno: occhi soltanto.
La faccia dei sogni
é puro sguardo, viene dritta
dicendo: “Te scelgo, te, tra tutti’,
così come fa un raggio o la fortuna.
Gli occhi di un sogno mi scelsero,
e sempre crederò fossero i tuoi.

Per te pure conosco
come un sogno si pettina.
Con qual cura divide i suoi capelli
in una riga che ricorda
la striscia che sull´acqua traccia
la luna nascente dell´estate.
La mia mano, o l´ombra della mia mano,
o forse nemmeno l´ombra,
la memoria, soltanto, della mia mano
mai accarezzò una chioma
così lenta e profonda
come quella del sogno che mi hai dato.

Nei capelli, nei capelli del tuo sogno
i miei pensieri si intramarono,
entrando poco a poco, e si smarrirono
volutamente in loro, e più non voglio
riscattarli: loro gloria è questa.
Che stiano lì, che tutto dorma
sopra la disciolta
memoria che l´anima mia ha lasciato
ai tuoi capelli intrecciata.

Per te ho conosciuto un sogno delle mani.
Per te la mia mano di mortale materia
ha toccato dita
così tremule, così lievi,
come ombre di pioppi nell´acqua,
dita di sogno che sfiorano il mondo
sì che appena le senta
solamente la fronte degli eletti.
Per te ho conosciuto un sogno delle mani,
o di quelle che sembrano mani, ali.
Le ho tenute tra le mie,
un anno e poi un anno e un anno ancora,
come si tengono le mani di una persona che parte,
fingendo sia per dirle addio
diventa il benvenuto del ritorno.
Per te ho appreso il linguaggio
così breve e misterioso dei sogni.
Potrebbe essere chiuso nel cristallo
di una goccia d´acqua.
Fatto di due lettere i cui segni
alludono con la retta e la curva
all´umana coppia, uomo e donna.
’Sì’ dice, solamente ’sì’.
I sogni non dicono altro.
Ci dicono ’sì’ o tacciono nella morte.

Per te ho saputo come i sogni camminano.
Vanno a piedi nudi
e sembrano ancora più alti.
L´anima che attraverseranno rimane
come la riva che Venere per prima toccò
arrivando dal mare, e fece beata
degli indelebili segni del mito:
le orme degli dei non si cancellano.
Nel vasto rumore dei passi
che scavano città colossali,
il mio orecchio a volte coglie
un lieve suono di foglia secca,
o di albero nudo: ed è che ti avvicini,
per i celesti viali solitari,
è che vieni da me, dal mio sogno.

Ho saputo per te di che colore
è il sangue di un sogno. L´ho visto,
quando un giorno tu apristi le sue vene,
fluire dolcemente, lieve, come il giorno
più bello d´aprile, che non vuole
morire così presto e si dissangua,
lentamente, triste, ricordando
la gioia della sua vita:
l´aurora, il mattino, ormai perduti.

Per te ho assistito, poiché lo volesti,
al morire di un sogno.
E muore poco a poco
come il campo agonizza  nel grembo
del crepuscolo, ai piedi di un´altura.
E prima ciò che affiora dalla terra,
l´erba per prima si oscura;
poi, nell´albero, le foglie della cima
in cui la luce trepida resiste,
e infine il cielo tutto fino al sommo.
Sempre i sogni cominciano a morire
dai piedi, che si stancano a portarli.
Come il cielo di un sogno resta agli occhi
ciò che per ultimo nello sguardo si spegne.

E per te ho visto quel che mai avrei visto:
il cadavere di un sogno.
Lo vedo, ogni giorno, alzandomi, nella mia faccia.
(Tu volgi ora lo sguardo ad altro volto.)
Lo sento nelle mani,
enormi fosse colme della tua assenza.
Sta immobile nella tomba del mio petto
Mi risuona nei passi
che vanno, come vivendo, alla mia morte.
E già conosco l´ultimo segreto:
il cadavere di un sogno è carne viva,
è un uomo in piedi, che ebbe un sogno
e qualcuno lo uccise. E finge vivere.
Ma prima d´essere se stesso morto
non è che un cadavere di un sogno.
Per te saprò, chissà, come vivendo
si può resuscitare, in mezzo ai morti.


Pedro Salinas

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