Domenico Starnone
Mentre si toglieva la camicia, Gambia passò lo sguardo su creme, latte detergente, tonico, oli, sciampi, una piastra elettrica, pinzette, forbicine, forcine, fasce elastiche, pettini e pettinini, assorbenti, dischetti di cotone, deodoranti, confezioni di rasoi, creme depilanti, profumi, pennelli e matite, rimmel, fard, disposti in confezioni d’ogni colore sulle mensole di lato allo specchio.
Casa evidentemente di donna.
Gli uomini sono di passaggio. Vengono, scopano, vanno, tornano, spariscono.
Com’è l’amica di Mariella. Coetanea, piú vecchia. Tornerà tardi. Tornerà a momenti. Col proprietario della tuta. Senza. Due donne in un appartamento di piazza Istria mentre fuori piove ed è notte.
Ari avvertí l’intricata selva di odori che stazionava nel bagno. Con un po’ di pazienza avrebbe potuto stilare un catalogo storico dei cessi di donna dov’era entrato anche solo per pochi minuti o che aveva usato per anni senza mai davvero appropriarsene.
Fasi povere con oggettini poveri – le forcine metalliche di sua madre, Margherita: la scatola blu della crema Nivea e al massimo il barattolino di vetro scanalato che conteneva un rossetto: sul turacciolo di blu della crema Nivea e al massimo il barattolino di vetro scanalato che conteneva un rossetto: sul turacciolo di metallo c’era la scritta Steins Superfine Moist Rouge, lí, nel bagno stretto che serviva a tutta la famiglia –, e fasi straricche di bellurie, cosmetici d’ogni tipo esposti sulle mensole del bagno di Leonora, per esempio. Adocchiò una boccetta rosa per l’igiene intima sull’orlo del bidet accanto ai rubinetti, uno slip a fiorellini azzurri su fondo nero che era appeso alla manopola del termosifone. Fuori scrosci violenti d’acqua sbattuta dal vento contro i vetri, lui qui a torso nudo, saltellante su una gamba per sfilarsi i pantaloni, movimenti scoordinati, i calzini bagnati in punta, anche le scarpe erano zuppe. Scritte: green, bagnoschiuma al tè verde, dermafresh. Ognuno di quegli oggetti da toletta presupponeva un gesto femminile: il gesto che ferma i capelli con una fascia; il gesto che colora le guance, gli occhi, le ciglia, le labbra; il gesto che strappa peli superflui, come si dice; il gesto che passa sulla pelle dischetti bianchi bagnati di tonico; il gesto che attinge dal barattolo di crema idratante; il gesto che fa schiuma di sciampo, che sciacqua, che asciuga i capelli secondo tecniche tutte rivolte a che la piega sia quella giusta; il gesto che apre il rubinetto del bidet e lava la fica con tre quattro dita, a cui segue quello in piedi, a gambe larghe, per strofinarla con l’asciugamano. Gesti per Gambia meravigliosi: collezionati negli anni, nei decenni, con uno sguardo sempre appassionato.
Provò imbarazzo misto a piacere, un largo smottamento al pensiero che oltre la porta non chiusa a chiave c’era un corpo di donna con la quale aveva già scopato.
Quel già lo intenerí.
Già.
Autobiografia erotica di Aristide Gambia
Domenico Starnone
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