Javier Marias
Ho desiderato trovare Celia sola nel letto come se non ci fossimo mai separati e non ci fossimo mai voltati le spalle, vedere il suo viso addormentato che ricordo molto bene, il braccio sinistro sotto il cuscino, così dorme lei con il suo respiro tranquillo.
E quando i miei occhi avevano preso più dimestichezza con il buio ho cominciato a scorgere due figure nel letto matrimoniale, due masse sotto le lenzuola, nella parte destra c'era Celia e nella mia non c'ero io ma un altro uomo, gli stessi posti occupati da persone diverse, questo succede di continuo, non soltanto nel tempo che ci spetta vivere e nelle sostituzioni coscienti o deliberate o imposte e nelle usurpazioni, ma anche nel corso dei secoli nello spazio immobile, le case di quelli che vanno via o muoiono sono occupate da vivi o da nuovi arrivati, le loro camere da letto, i loro bagni, i loro letti, gente che dimentica o ignora quello che è successo in quei luoghi quando loro forse non erano nemmeno nati o erano soltanto bambini con il loro tempo inutile.
Tante cose accadono senza che nessuno se ne accorga né le ricordi.
Di quasi nulla resta traccia, i pensieri e i gesti fugaci, i progetti e i desideri, il dubbio segreto, i sogni, la crudeltà e l'insulto, le parole dette e ascoltate e poi negate o fraintese o travisate, le promesse fatte e non tenute in conto, neppure da parte di quelli a cui sono state fatte, tutto si dimentica o va perduto, ciò che si fa da soli e di cui non si prende nota e anche quasi tutto ciò che non è solitario ma in compagnia, quanto poco rimane di ogni individuo, di quanto poco vi è testimonianza, e di quel poco che rimane tanto si tace, e di quello che non si tace si ricorda dopo soltanto una parte minima, e per poco tempo, la memoria individuale non si trasmette e non interessa chi la riceve, il quale plasma e possiede la sua propria memoria.
Tutto il tempo è inutile, non soltanto quello del bambino, o tutto è come il suo, quanto avviene, quanto entusiasma o fa male nel tempo si coglie soltanto per un istante, poi si perde e tutto è scivoloso come la neve compatta e come è per Celia e per l'uomo che occupa il mio posto il suo sonno di adesso, di questo stesso istante. Quel sonno è sfumato per sempre sotto i miei stessi occhi, anche se non sono stato io a farlo svanire, nonostante la mia presenza: un fulmine seguito da un tuono più forte dei precedenti accese la casa di colpo, accese il soggiorno e la camera da letto e il mio spettro fermo in piedi con il soprabito, le braccia aperte a tenere le ante bianche; e accese il letto, in cui le due figure o masse si sollevarono o svegliarono contemporaneamente e violentemente, strappati entrambi dal sonno e Celia che gridava come quel re atterrito dalle proprie visioni, con gli occhi spalancati e le mani sulle orecchie per non subire il tuono o il suo stesso grido.
E io ho guardato soltanto lei, il suo torso nudo come quello di Marta Téllez, i suoi seni bianchi e sodi di cui avevo finito per disinteressarmi e poi mi ero interessato di nuovo quella notte nel caso che lei fosse anche Victoria di Hermanos Bécquer.
Domani nella battaglia pensa a me
Javier Marias
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