lunedì 20 aprile 2015

kama, amore, amour, amor ectcetera



Da più di un millennio imparare altre lingue europee non basta per uscire dal paramondo in cui l'"amore" è una parola povera.
Ci ci prova scopre bensì che in Occidente questi paramondi sono due, e che in ciascuno di essi la parola "amore" è povera a modo suo.
Nelle lingue dell'Europa meridionale e occidentale (amore, amour, amor eccetera) l'origine del termine è naturalmente latina: da amor, che a sua volta risale al sanscrito Kama. E amor e Kama hanno significato equivalente: indicano il desiderio sessuale, ovvero l'eccitazione suscitata dalle forme di un corpo, e il piacere corporeo che si calcola di trarne. E' l'amor di cui Ovidio scrive
uror, et vacuo pectore regnat Amor
ovvero: un sentimento di cui si brucia (uror) e che svuota il pectus (sede, per i latini, della mente), per riempire altre membra.
In tal senso anche Dante...usa spesso amor nelle prime due cantiche della Commedia:
assai di lieve si comprende
quanto in femmina foco d'amor dura,
se l'occhio o 'l tatto spesso non l'accende.
Purgatorio VIII 76-78
cioè: tutti sanno che l'amor di una donna dura finchè si ha cura di stimolarlo con gli sguardi e con le carezze.
In ordine a tale significato originario ci risultano chiare le nostre espressioni consuete: amore ardente, amore morboso, amore ricambiato, amore disperato, pene d'amore, febbra d'amore, abbandonarsi oppure resistere all'amore, dare la prova d'amore, giurare eterno amore....e chiarissimo ci apparirà anche il verso della Carmen:
et, si je t'aime, prends garde a toi


Igor Sibaldi Eros e Amore,

Kama “generico” e kama “specifico”

Fermo restando la complessità del concetto di kama (insieme “desiderio”, “piacere”, “desiderio del piacere” e “piacere del desiderio”), le sue molte sfaccettature e ambiti di manifestazione, penso sia possibile distinguerne due accezioni principali, distinte seppur profondamente interconnesse.

Si tratta in un certo senso di due piani di manifestazione del kama: uno, che definirei più generico, è l’aspetto sensoriale, o sensuale, dell’esistenza, quella bellezza-piacere che si può cogliere, e perseguire, in quasi ogni ambito della vita (nel cibo, nell’abbigliamento, nella scelta dei propri interessi, nelle relazioni sociali, nelle proprie abitudini, ecc.).

L’altro è l’ambito che chiamerei specifico del kama, quello legato al piacere derivante dall’eros e in particolare dai rapporti sessuali.

Di fatto è su questi due piani che gli esseri umani vivono e perseguono il purushartha (“ambito/scopo dell’esistenza”) kama, con un diverso grado di commistione dei piani, a seconda, per citare solo alcune “variabili”, dell’età, della condizione sociale e della situazione esistenziale in cui si ritrovano.

Nel Kamasutra, questi piani di manifestazione del kama appaiono inscindibili: è in un ambito di raffinatezza culturale, sensibilità umana e benessere psico-fisico che si muove il cittadino, “nagarika” in sanscrito, referente e personaggio principale, insieme alla cortigiana, del Trattato sul Kama (significato di Kamasutra).

In un certo senso, io credo, nella “vita reale”, i due piani si nutrono reciprocamente, alternandosi, e si prolungano l’uno nell’altro, arricchendosi e completandosi.

In entrambi gli ambiti, a me pare essere questo uno degli insegnamenti principali della Scienza del Kama o kamashastra, è necessario coltivare, attraverso la conoscenza, anche teorica, dei meccanismi del piacere, la nostra stessa sensibilità al piacere, e in tal modo cercare di trasformare un istinto (quello che ci spinge, e anche in maniera compulsiva, verso il piacere) in una cosciente scelta di vita.

Forse è solo conoscendo e perseguendo su piani via via più raffinati il piacere, che si può immaginare di superarne la dimensione terrena, e schiavizzante, e mirare a quell’ideale indiano classico di “piacere libero dall’oggetto di piacere”, o nirvishayakama (nirviSayakAma), un piacere eterno e illimitato, spontaneo e incrollabile.

Sanscrito.it

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