domenica 26 aprile 2015

sono come una stanza dagli innumerevoli specchi



Quando si dice: il destino nel nome. La parola “pessoa” in portoghese vuol dire “persona”. E quante persone è stato Fernando Pessoa? Una? Molteplici? Nessuna?


Fin da bambino ho avuto la tendenza a creare intorno a me un mondo fittizio, a circondarmi di amici e conoscenti che non erano mai esistiti (non so, beninteso, se realmente non siano esistiti o se sono io che non esisto; in queste cose, come del resto in ogni cosa, non dobbiamo essere dogmatici). Fin da quando mi conosco come colui che definisco ‘io’, mi ricordo di avere disegnato mentalmente, nell’aspetto, movimenti, carattere e storia, varie figure irreali che erano per me tanto visibili e mie come le cose di ciò che chiamiamo, magari abusivamente, la vita reale”.
Fernando Pessoa


La caratteristica principale della sua instancabile attività letteraria è l’eteronimia. Pessoa crea opere, autori, vite, personalità parallele e differenti dalla propria. A ognuno attribuisce una faccia, dati anagrafici, un lavoro, un segno zodiacale. Persino quando scrive usando il suo vero nome, appare un altro, come se anche Fernando Pessoa fosse uno dei tanti eteronimi o se, al contrario, in ognuno degli altri ci fosse un po’ o l’intero Pessoa creatore, incluso lo stesso Fernando Pessoa.


Mi sento multiplo. Sono come una stanza dagli innumerevoli specchi fantastici che distorcono in riflessi falsi un’unica anteriore realtà che non è in nessuno ed è in tutti
  Fernando Pessoa


tratto da L'indifferenziato
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