domenica 5 aprile 2015

Tutti viviamo nella incompletezza. Siamo tutti nella finitezza



Tutti viviamo nella incompletezza. Siamo tutti nella finitezza, all'interno di un limite. Non siamo onnipotenti. Bisogna riconoscere la presenza di questi limiti innanzitutto quando cominciamo a pensare, ad agire, ad amare e a muoverci fra gli uomini.

Solo se accettassimo la finitezza come nostro orizzonte la nostalgia potrebbe apparire come un elemento positivo. Nella nostalgia noi avvertiamo di essere finiti, perché non siamo affatto potenti di fronte al tempo. La nostalgia ci dice costantemente che tutto ciò che abbiamo vissuto, che abbiamo amato, che abbiamo coltivato nel passato, non tornerà più, non ci appartiene più. Quindi noi non possiamo essere quello che siamo stati un tempo. Siamo in continuo movimento.

E allora si tratta di riconoscere il nostro limite davanti al tempo che scorre, che è più forte di noi, che si consuma, che non ci appartiene più. Nella saudade portoghese di Fernando Pessoa troviamo qualcosa di diverso e di simile, al tempo stesso, alla nostalgia. La saudade assume in sé l'elemento mnemonico della nostalgia, ma va al di là di esso, diventa quasi un desiderio vago, un desiderio indefinito.

Quella che Baudelaire chiamava nostalgie d'un pays inconnu, ossia nostalgia d'un paese sconosciuto. La saudade è la nostalgia, trasformatasi in un desiderio di qualcosa di vago. E del resto questo desiderio, che la nostalgia diventi qualcosa di vago, lo dimostra perfettamente la musica. La musica è molto legata alla nostalgia.

Quando Rousseau scrisse una lettera sulla nostalgia ad un certo punto affermò che la voce che si può ascoltare nella lontananza, la voce familiare, che riecheggia in una terra straniera, riascoltata all'interno di un ambiente straniero e in una lingua straniera, questi contrasti tra la voce familiare e la lingua straniera, tendono a creare una caduta nello stato di nostalgia. Questo è davvero interessante: da questa voce che crea turbamento, che diventa perturbante, perché è assieme familiare e straniera, mi permette di ricordare persone che conosco, timbri che conosco, ma mi si presenta come straniera e in terra straniera. Ecco, da questo topos della voce della lontananza si è sviluppata l'idea del suono, della musica. La nostalgia è diventata la musica. Musica è il fado portoghese, evocato nella saudade di Pessoa, la musica è il tango, che è la musica degli emigranti in Argentina. Direi che il tango sia proprio il genere musicale "classico" della nostalgia. Tutta la storia della musica, dal Seicento in poi, ha sottolineato molto la nostalgia. Musicisti come Listz, per fare un esempio "importante", hanno molto riflettuto, musicalmente, con il loro linguaggio sulla nostalgia.

  Antonio Prete

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