domenica 31 gennaio 2016

aspetto trepidante







aspetto trepidante ciò che la vita mi riserverà come una bimba che sta per salire sopra la giostra D.N.


L'ora misteriosa



Basta poco, a volte,
per stare bene con se stessi e il mondo

@_ironica_1

Pacifico - L'Ora Misteriosa
L'Ora Misteriosa L'Ora Misteriosa Fuori l'alba, niente sembra possa farci male Fuori il cielo è appena nato, tutto c'è da fare C’è qualcuno in piedi presto, qualche luce accesa Primi passi sulle strade, sulla corda tesa Non alzarti, aspettami, restiamo, usciamo ultimi Restiamo qui Goditi quel po' di buio che rimane ancora Scende dall'oscurità la giornata nuova Manca poco alla realtà, al suono di ogni cosa Manca poco e si vedrà, E’ l'ora misteriosa Ora d'oro, d'abbandono, senza nome, senza ruolo siamo qui E non c'è fatica e non c'è distanza Non ha senso né ragione questa vita senza il tuo respiro Prima arriva il tuo profilo, la tua voce, il tuo nome E la fortuna ignota che ci ha messo qui Poi lo sai sarà l’inverno, il ticchettìo dei passi, Tutti stretti, pugni chiusi duri come sassi Poi lo sai saranno voci, freddo sulle scale Desiderio di andar via, corsa sempre uguale Ora d'oro, d'abbandono senza sforzo, fermi in volo siamo qui E non c'è fatica e non c'è distanza Non ha senso né ragione questa vita senza il tuo respiro Prima arriva il tuo profilo, la tua voce, il tuo nome E la fortuna ignota che ci ha portato qui Fuori l'alba, niente sembra possa farci male Tutto è pronto per andare, tutto può arrivare Bello che ci dividiamo l'aria silenziosa Bello che tu sia con me nell'ora misteriosa Pacifico - L'Ora Misteriosa



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Per donne forti

Poesia femmina

Per donne forti Una donna forte è quella che tira la corda. Una donna forte è una donna che sta in punta di piedi a sollevare pesi mentre cerca di intonare il Boris Godunov. Una donna forte è una donna intenta a svuotare il pozzo nero degli anni, e mentre spala racconta di come non le importa di piangere, il pianto stura i dotti lacrimali, e vomitare sviluppa gli addominali, e continua a spalare tirando su dal naso. Una donna forte è una donna nella cui mente una voce ripete, te l’avevo detto, brutta cattiva, puttana, musona, strillona, strega, rompipalle, nessuno ricambierà mai il tuo amore, perché non sei femminile, perché non sei dolce, perché non stai zitta, perché non sei morta? Una donna forte è una donna determinata a fare qualcosa che altri sono determinati a non farle fare. Cerca di sollevare il coperchio di piombo di una cassa da morto. Cerca di alzare con la testa un tombino. Prova a sfondare a testate una parete d’acciaio. La testa le fa male. Chi aspetta che il buco sia fatto dice, più in fretta, sei così forte. Una donna forte è una donna che sanguina dentro. Una donna forte è una donna che si fa forte ogni mattina, mentre i denti s’allentano e la schiena duole. Ogni bambino, un dente, sentenziavano le levatrici, ed ora ogni battaglia una ferita. Una donna forte è un mucchio di cicatrici che fanno male quando piove e di ferite che sanguinano quando le urti e di memorie che si svegliano di notte e marciano avanti e indietro. Una donna forte è una donna che ha bisogno assoluto d’amore come d’ossigeno oppure diventa cianotica. Una donna forte è una donna che ama fortemente e piange fortemente e fortemente è terrorizzata e ha forti desideri. Una donna forte è forte in parole, opere, relazioni, sentimenti, non è forte come una roccia ma come una lupa che allatta i suoi piccoli. La forza non è in lei, ma lei la mette in moto come il vento che gonfia una vela. Ciò che le dà sollievo è che gli altri la amino ugualmente per la sua forza e la debolezza da cui sgorga, lampo da una nuvola. Il lampo abbaglia. Nella pioggia, si sciolgono le nuvole. Solo l’acqua delle relazioni rimane, e ci attraversa. Forti ci facciamo l’una con l’altra. Finché non saremo forti tutte assieme una donna forte è una donna fortemente spaventata. Marge Piercy trad Loredana Magazzeni

dialoghi con Paul Celan ed Emily Dickinson



Elisa Biagini Da una crepa
Dare acqua alla pianta del sognare (dialogo con Paul Celan) La lingua vola ovunque, rotola, gettala via, gettala via, e così la riavrai*: sarà un frullare d’orecchio, un’ala che s’apre a misurare il cielo. * wirf die weg, wirf sie weg, | dann hast du sie wieder *** Appoggio la fronte sul vento, guardo nella notte delle tue parole,* la voce s’imbianca di silenzio, le ombre s’infittiscono tra i denti: io sono te, quando io io sono.** * Nacht deiner Worte ** ich bin du, wenn ich ich bin Coi denti macchiati d’inchiostro: fotografie (dialogo con Emily Dickinson) tu racconti dell’erba travolta, della piuma incastrata alla finestra, della pioggia raccolta dentro l’orecchio (e il silenzio, qui perde peso). **** vicino alla prima cervicale, dove si salda il pensare, sul colletto, hai ricamato l’alfabeto, tutto. **** unturned stone- words – hair stuck in a window. **** l’orecchio è l’ultimo volto. poi ti seguo con la candela all’ orizzonte, dove ti bagni i piedi nel buio. Elisa Biagini - Da una crepa, Einaudi
MS: In Da una crepa hai fatto incontrare due poeti che ami molto: Emily Dickinson e Paul Celan. Cosa si sono detti?

EB:Si sono piaciuti molto, sicuramente. Li ho fatti incontrare solo in una poesia alla fine, nel resto del libro dialogo con loro autonomamente. Sappiamo che Celan amava Emily Dickinson, sicuramente a Emily Dickinson sarebbe piaciuto Celan ma ovvie ragioni cronologiche ci impediscono di sapere tutto questo! Come ho anche detto altrove sono delle figure che mi accompagnano da talmente tanto tempo in modo diverso, anche altalenante ma sono diventati due figure di famiglia, lo zio e la zia simpatici che ti piacerebbe avere e che purtroppo non hai, persone con cui ho stabilito un legame, come dico sempre “di pancia”. Loro due sicuramente si sono detti che la lingua deve essere resistenza, deve essere tagliente, deve essere limpida… All’inizio del libro ho messo due citazioni “Giochi con le asce… e “Maneggiava le sue parole come lame…”. Di nuovo la lama, l’ascia, il vetrino che taglia e che fa pulito. Il rischio e anche la necessità.
Elisa Biagini - Intervista link esterno

la vita apparente




All our yesterdays Mi chiedo di chi sia il mio passato. Di chi tra quanti fui? Del ginevrino che abbozzò qualche esametro latino dai numerosi lustri cancellato? Del bimbo che cercava nella vasta biblioteca del padre le precise curve del planisfero e le ferali forme della pantera e della tigre? O di quell’altro che spinse una porta oltre la quale un uomo eternamente si spegneva e baciò nel bianco giorno il volto che moriva e il volto morto? Io sono loro, che non sono più. Invano io sono nella sera quella perduta gente. Jorge Luis Borges


sabato 30 gennaio 2016

In piedi, sulla soglia,



Impatient of the fewest words (dialogo tra Emily e Paul) In piedi, sulla soglia, il mio occhio nella tua mano, la tua lingua sul mio orecchio: così ci conosciamo, toccandoci, perché la pupilla è sgranata per lo sforzo, le papille come scartavetrate. Se l’asse cede, se la voce affonda, c’è qui, nell’aria, la parola-ramo che ci tiene. Elisa Biagini

L’opera di Elisa Biagini, che da ormai un ventennio si è ritagliata un ruolo di primo piano nel panorama della letteratura italiana contemporanea – Da una crepa è la terza raccolta pubblicata per Einaudi dopo L’ospite (2004) e Nel bosco (2007), ma il suo esordio risale al novembre 1993 con Questi nodi – ruota in gran parte attorno al tema del corpo, di un corpo che pensa e agisce se stesso a partire dai dati primi della sua fisicità. Parafrasando Antonio Prete, che per Giacomo Leopardi ha coniato la celebre formula del «pensiero poetante», potremmo parlare per Biagini di una sorta di “corporalità poetante”, ovvero di un progetto permanente di comprensione dell’io e del mondo che passa per un confronto serrato con le verità fisiologiche più intime ed essenziali.

I suoi versi infatti instaurano uno scenario dove il pensiero non è abolito, ma viene chiamato a misurarsi con il non-sapere di un corpo ignorante e sordo, eppure da ascoltare in quanto unica possibile fonte di percezione (non siamo distanti dall’idea lacaniana di «ignoranza come passione»). Decisivo risulta in tal senso il tentativo di interpretarsi cercando di sbrogliare la matassa dei nessi che legano la corporeità, il nostro essere-corpo, con i molteplici livelli emotivi, sociali, politici attraverso cui l’individualità si determina e stabilisce la propria posizione nel mondo: nel che è ravvisabile una profonda sintonia tra l’opera di Biagini e quella di molte fra le migliori esperienze della poesia e dell’arte contemporanee (penso ad esempio ad artiste visive di rilievo internazionale come Kiki Smith e Mona Hatoum).
[...] Doppiozero link esterno

io la vedo così

Beh io la vedo più o meno così:
L'uomo considerava la donna sin dai primordi (e la considera in gran maggioranza ancora oggi, ahimè) un terreno di caccia e di conquista. Un contenitore da prendere e inseminare. Le donne erano protagoniste di un'accesa competizione per accaparrarsi l'uomo piu' forte. Solo l'uomo, cacciatore e guerriero, poteva assicurare la sopravvivenza della donna e dei suoi figli, dando loro cibo e protezione.

Desmond Morris dice che nell'evoluzione dell'uomo, lo sviluppo del sentimento d'amore, è funzionale alla nascita della famiglia, un'organizzazione perfetta per assicurare la crescita e la protezione dei figli (il cui tempo di svezzamento è il piu' lungo di tutti i primati). Il corpo della donna si sarebbe evoluto in modo da favorire l'accoppiamento frontale. I nostri antenati mentre fanno l'amore si guardano e questo favorisce un legame piu' forte. La donna unico mammifero al mondo, sviluppa un seno prosperoso. Morris dice che il seno costituisce un richiamo sessuale fortissimo perchè richiama i glutei. Inoltre il seno evoca una sensazione di sicurezza e calore perché rappresenta il primo contatto intimo del neonato, fonte di cibo e di piacere.

La maternità è certa e sicura al contrario della paternità. L'uomo allora per assicurare la discendenza dei suoi geni ed essere sicuro della paternità dei figli, costringe la donna alla sottomissione e all'isolamento rispetto ai maschi rivali. La donna ottiene cibo e protezione a patto di essere sottomessa e fedele.

Tutti i miti sulla donna origine del male, tentatrice e diabolica non fanno altro che rimarcare la necessità anzi il dovere da parte del maschio di sottometterla e segregarla.
La donna puo' avere rapporti sessuali con un solo maschio al quale deve restare fedele e sottomessa. Le donne promiscue sono per definizione delle troie.
Ecco che allora vengano elogiate le virtù della donna vergine, mite, sottomessa e cazzate simili.

Carmelo
Le donne dovevano essere caute. Nel loro ruolo primitivo di centro della società tribale, responsabili di quasi tutto a parte la caccia, non potevano permettersi di compiere errori costosi. Nel corso dell’evoluzione , hanno imparato a fare diverse cose nello stesso tempo; sono diventate più fluenti nella comunicazione verbale; il loro senso dell’olfatto , l’udito, il tatto e la visione dei colori erano più raffinati di quelli maschili…infine acquisirono una maggiore resistenza alle malattie…Queste differenze…si completavano l’un l’altra, e quel completamento si rivelò un successo.
 
Desmon Morris L'animale donna
 
Il seno femminile ha due funzioni biologiche, una parentale e l’altra sessuale. Dal punto di vista parentale, il seno serve ad allattare i propri figli. Tuttavia, è stato osservato che le rotondità del seno femminile non facilitano l’allattamento, ma lo rendono più difficoltoso. Inoltre, in tutte le altre specie animali, le femmine sono dotate di seni meno sferici e meno sporgenti, ma più idonei all’allattamento di quelli umani.

Per spiegare la rotondità del seno umano femminile, è necessario mettere in evidenza la sua funzione sessuale. Infatti, il seno è un forte richiamo sessuale, poiché ricorda le rotondità delle natiche, quindi di una zona molto vicina a quella genitale. Durante l’evoluzione, quando la specie umana si è alzata sulle gambe posteriori, l’avvicinamento sessuale è diventato frontale, invece che posteriore, come avviene nelle altre specie animali. I segnali sessuali della donna si sono quindi “spostati” sul petto, una zona visibile con un avvicinamento frontale, riprendendo la forma sferica delle natiche.
 
Elena Guggiari - I canoni di bellezza femminile link esterno
 

Essere Donna

Pensieri alla Ruskin

Poesia femmina

Pensieri alla Ruskin Le donne gli ricordavano gigli e rose. A me ricordano piuttosto sangue e sapone, armate di uno straccio caldo, vanno all’assalto di nasi, orecchie, collo, bocca e di tutti i punti segreti: armate di un coltello tagliente, spezzettano il fegato, tengono cuori a sanguinare sotto l’acqua corrente, eviscerano e farciscono, mettono sottaceto e conservano, sbollentano, sbiancano, gratinano, polverizzano, - Tutta la chimica tremenda delle loro cucine. I loro mariti lontani si chinano sulla scrivania di mogano e con garbo manipolano il mercato, mentre al sicuro a casa, le tenere e gentili ammazzano topini, un colpo secco sul collo, asfissiano mosche, sfrattano ragni, strofinano, sfregano con gran rumore e buttano all’aria credenze, affidano cose a pattumiere, torcono, strizzano, polsi rossi , nocche bianche e dita raggrinzite, polpute, tiepide. Manovrano aspirapolvere stridenti attorno alle protuberanze del mobilio, rassettano e tirano via lenzuola da sotto pesanti vecchi incontinenti, si chinano per importunare i giovani, danno strattoni, piegano, infilano, usano la lampo, abbottonano, imboccano cibo, incoraggiano l’evacuazione, asciugano il vomito, infilzano la stoffa con aghi, avvolgono lana intorno ai loro ferri da calza, creano cose comode e calde sui loro ferri Le loro mani enormi ! Gli occhi che sono dappertutto! Le voci alzate per comunicare attraverso il baccano, le cosce massicce e i seni che danno conforto, le loro aperture sanguinanti e i loro recessi pelosi, i grembi che intascano un uomo capovolto! E quando tutto è finito, via i grembiuli, rapida occhiata all’orologio e vanno di sopra, si siedono e sospirano un po’, spazzolando i capelli, e in un modo o nell’altro negli specchi trovano colori, odori, le loro essenze di gigli e di rose. Elma Mitchell Trad. Anna Maria Robustelli

twitter donna




In lode della mestruazione

Poesia femmina

In lode della mestruazione se esiste una fiumana più magnifica di questa fulgida come l’orlo rosso sangue della luna se esiste una fiumana più fedele di questa che ritorna ogni mese al medesimo delta se esiste una fiumana più audace di questa che monta e monta in un impeto di passione e pena, se esiste una fiumana più antica di questa figlia di eva madre di caino e di abele se c’è dentro l’universo una simile corrente se c’è in qualche luogo un’acqua più potente di questa acqua selvaggia fa’ che scorra anche negli animali piena di grazia e di lealtà e venerabile e valorosa e femmina Lucille Clifton trad Loredana Magazzeni

le citazioni di @8papere





Omaggio ai miei fianchi


Poesia erotica femminile in lingua inglese
Omaggio ai miei fianchi questi fianchi sono fianchi larghi hanno bisogno di spazio in cui girarsi. non ci stanno in piccoli spazi meschini. questi fianchi sono fianchi liberi. non vogliono essere trattenuti. questi fianchi non saranno mai schiavi, vanno dove vogliono andare fanno ciò che vogliono fare. questi fianchi sono fianchi possenti. questi fianchi sono fianchi magici. ho saputo che sono capaci di fare un incantesimo a un uomo e farlo girare come una trottola! (Lucille Clifton – USA/Africa)

Lucille Clifton, una delle più stimate poetesse americane viventi è nata a Depew nello stato di New York. Le sue raccolte poetiche comprendono Blessing the Boats: New and Selected Poems 1988-2000 (2000), che ha ottenuto il National Book Award; The Terrible Stories (1995), nominato per il National Book Award; The Book of Light (1993); Quilting: Poems 1987-1990 (1991); Next: New Poems (1987); Good Woman: Poems and a Memoir 1969-1980 (1987), nominato per il premio Pulitzer; Two-Headed Woman (1980), vincitore del Juniper Prize dell’Università del Massachusetts; An Ordinary Woman (1974); Good News About the Earth (1972); e Good Times (1969). Tra le sue opere in prosa citiamo l’autobiografia Generations: A Memoir (1976) e numerose storie per l’infanzia. È stata poeta laureata dello stato del Maryland ed è attualmente Distinguished Professor al St. Mary's College of Maryland.

SAGARANA link esterno



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