mercoledì 20 gennaio 2016

Se c’è un difetto che accomuna le donne


Se c’è un difetto che accomuna le donne, è il prendere le polemiche alla lontana. Ogni volta che nasce un’incomprensione o un motivo di attrito, bisogna attraversare una lunga fase esegetica prima di essere finalmente edotti su che cazzo gli è andato storto e su cosa ti rimproverano (okay, noi alle polemiche non ci avviciniamo neanche e tendiamo a lasciarle dove sono, manco riguardassero qualcun altro, ma mi pare una posizione piú saggia, o quantomeno non molesta, per affrontare i problemi di coppia).
 
Una donna innamorata inquisisce, e tiene all’oscuro dell’accusa.
 
La cosa ancora piú incredibile è che, il piú delle volte, noialtri imbecilli ci cadiamo in pieno, in questo tranello psicopatico. Stiamo anche lí a chiederle se per favore ce lo spiega, cosa le abbiamo fatto. Perché è chiaro che la frustrazione di ritrovarti dalla parte del torto senza neanche sapere come ci sei finito non è umanamente sopportabile, e questo, lei che ti ci ha messo, lo sa.
 
Con Viviana andavamo a meraviglia prima che, del tutto inaspettatamente, cominciasse a dare segni di reticenza molesta. Era un po’ che praticava il distacco moderato, tipo che in macchina guardava la strada e mai me (ma ero io che guidavo), mi concedeva baci a labbra morte e carezze che avrebbe potuto riservare al bassotto quindicenne di sua zia, sprofondava in silenzi che andavano dai tre ai cinque minuti al netto dei colpi di tosse, rispondeva sí e no, comunicava con frasi di una stringatezza umiliante (certe volte sembrava di parlare al citofono); e siccome avevo capito il giochetto (non perché sia particolarmente intelligente ma perché ne avevo già una certa esperienza, e poi è un trucco talmente scamuffo che lo capiresti anche da ubriaco), non le avevo dato la soddisfazione di chiederle spiegazioni, e col cazzo che mi mettevo a pregarla.
 
A quel punto stavamo giocando allo sfinimento, era solo questione di tempo, e siccome mi pareva giusto che crollasse lei (non essendo stato io a cominciare), avevo tenuto duro.
 
Risultato: un pomeriggio mi arriva un messaggino veramente stronzo (l’avevo capito dal suono, che era un messaggino stronzo: hanno un acuto inconfondibilmente dispettoso, i messaggini stronzi), che testualmente recita:
Senti, ci ho pensato. La mia vita cosí com’è mi va bene e non voglio complicarmela. Per cui direi che possiamo limitarci a una scopata ogni tanto e smettere di fingere di essere la coppia che non siamo. Fammi sapere se sei d’accordo, ciao.
Ma cosí, da un momento all’altro, senza che l’argomento fosse stato anche lontanamente annunciato.
Ora. Se c’è una cosa che mi fa veramente imbestialire dei messaggini polemici è il ciao finale preceduto dalla virgola. C’è qualcosa che t’è andato storto, dimmi di che si tratta e parliamone: che ti metti a fare, la principessa sul pisello?
Per cui prendo il cellulare e rispondo:
Sono d’accordo.
Passano, tipo, quindici secondi, ed eccola di nuovo (l’acuto del dín è già sensibilmente diverso).
Che fossi stronzo lo sospettavo. Ora lo so.
Al che scoppio a ridere, e neanche da solo, convinto (conoscendo Viviana) che alla lettura della mia risposta si sia sganasciata anche lei. E lí faccio un errore madornale, perché buttarla sul ridere in un’occasione simile vuol dire sdrammatizzare un problema che ha già messo radici, e non si risolverà certo con una battuta spiritosa.
 
Diego De Silva Terapia di coppia per amanti




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