martedì 26 gennaio 2016

Se al cuore si potesse dire



Se al cuore si potesse dire Se al cuore si potesse dire: non correre! Se potessi ordinargli: brucia! Già si spegne. Ancora una scarpina, ancora una mano, ancora un anellino da cucito, prima che la chiave giri e si apra quella porta nella quale entriamo e piangiamo per quella tremenda bellezza che viene chiamata vita. Non vergognatevi, il Signore Gesú pianse anche lui. Cosí chiare ieri brillavano le stelle. Perché però deve parlar di sé un solo stelo, se c’è l’erba? Mi scuso con voi, vi domando soltanto qualche parola. Quando per i dolori crollai e la morte già si leccava il dito per spegnermi la fiammella rossa del sangue, venne colei che mi era la piú vicina, s’inginocchiò accanto a me e si chinò ancora per soffiarmi nei polmoni in lunghi baci il suo dolce respiro come a un annegato. E colui che se ne stava andando aprí nuovamente gli occhi per afferrarsi disperato alle spalle e ai capelli chini. È forse possibile vivere anche senza l’amore; ma morire senza, questo è disperazione. Ancora una fogliolina, ancora un granello, ancora una punta d’ago! Che io possa ancora barcollare un momentino nel mite perielio della femminilità, che ci porta e riporta, cerca e lascia, provoca e trattiene, accarezza e uccide, ala e àncora, laccio e raggio, rosa e artiglio fino alla fine. Jaroslav Seifert


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