mercoledì 6 gennaio 2016

Die, un album nato dalle viscere della terra sarda




1. Iosonouncane, Die
Die è un album nato dalle viscere della terra sarda, quella che ha dato i natali a Jacopo Incani, in arte Iosonouncane. Racconta la storia di un uomo e una donna. L’uomo si trova in mezzo al mare e ha paura di morire. La donna guarda dalla riva gli ultimi scoppi di burrasca e ha paura di non rivederlo mai più. È un concept album strutturato in sei parti, con due brani corali (Tanca e Mandria) ad aprire e chiudere il disco, e quattro brani centrali (StormiBuioCarne e Paesaggio).

Die è un disco coraggioso, perché è tanto inattuale quanto innovativo, tanto arcaico quanto moderno. Fa andare Lucio Battisti a braccetto con Aphex Twin, la musica sarda con il prog rock degli anni settanta. Tra qualche anno sarà considerato un classico della musica italiana.

    - Internazionale

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Iosonouncane – DIE
Quando trovo un disco italiano che mi fa girare la testa vado in immersione sonora per mesi. Non è una cosa che capita spesso da quando una certa concezione di musica italiana – per intenderci filocantautorale ma frequentemente stantìa, immobile, quasi del tutto priva di vitalità e ricerca – si è andata sempre più consolidando.

Invece da quando è uscito DIE, secondo lavoro in studio di Iosonouncane, finisco per ascoltarlo ogni giorno: viaggio tantissimo sui treni e ho scoperto che mi innamoro di dischi che rappresentano essi stessi un ulteriore viaggio, trip, passeggiata in un altrove sonoro, e DIE in questo senso è un ascolto perfetto. Un concept che racconta di una donna su una spiaggia e di un uomo perso in mare, in un istante perduto nell’ora più calda del giorno lei pensa a lui e lui pensa a lei, alla burrasca, alla fine: si rivedranno o non si incontreranno mai? Si sono mai conosciuti o sono solo uno la rappresentazione dell’attesa dell’altro?

Non lo sappiamo ma il loro è un incontro mentale, un viaggio epico, appunto, qualcosa che si muove tra l’Eneide e il pop. Che Jacopo Incani fosse un talento sproporzionato era già stato chiarito nel 2010 quando con La macarena su Roma era riuscito a dipingere un quadro neorealistico perfetto di tutto l’orrore sociale dell’Italia barbara, stesa su tappeti elettronici potentissimi e incalzanti. Con DIE però, Incani si supera: i tappeti sonori sono diventati onde violentissime, trascinanti, la miseria della società è stata ingurgitata, masticata con forza e sputata da sua maestà la natura. Melodie elettroniche esondanti si mescolano a cori femminili e al sound profondo della chitarra sarda preparata di Paolo Angeli. Uscire dal loop di Stormi riprodotta centinaia di volte al giorno è sostanzialmente un’impresa impossibile.

Giulia Cavaliere - Prismalink esterno



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