Nell’incontro con un libro che diviene indimenticabile, la prima lingua del soggetto (la sua lalingua) è toccata, riavviata, sollecitata a riemergere. Noi, in fondo, non siamo che questo: frammenti di memoria, immagini, affetti, tracce accavallate, stratificate del nostro passato, presenza sempre attraversata da assenze: le bocche di leone arrampicate sui muri di pietra bagnati dalla pioggia d’estate, le nebbie spesse che impediscono di vedere l’altro lato della strada, il profumo della polenta d’inverno, le parole in friulano di mia madre che conversava con i nostri parenti, il mistero della sua bellezza, la ghiaia del piccolo giardino della casa di campagna, le pesche bianche nelle casse di legno, il profumo delle sue piccole mani nelle mie, il dialetto milanese dei miei avi, l’incenso nella chiesa del mio paese, la mano di Gesù sulla mia testa.
Ciascuno legge il libro con la propria lalingua. Ciascuno trova nel libro pezzi di se stesso che aveva dimenticato o che ancora non conosceva.
Lalingua (termine usato da Lacan):Impareremo il significato di questa parola che definisce il rapporto singolare che esiste tra le parole e la propria memoria più antica.
Massimo Recalcati
A libro aperto
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