sabato 24 novembre 2018

dolori sepolti


La più amata

Teresa Ciabatti








Alla fine è successo davvero, le mie paure hanno preso corpo: lo sconosciuto con la pistola. Unica differenza: non è arrivato da sotto, ma da sopra. Sogno cose che succedono. Ho sognato mio padre e mia madre morire. Li ho sognati fin da bambina, sarebbero morti giovani. Siete morti.
[...]
Ecco il cuore pulsante della nostra famiglia, un buco nero intorno a cui crescono risentimento e amore di tutti verso tutti, anche dopo la morte.
[...]
Pensa al sogno che le ho raccontato in bagno, seduta sul bordo della vasca, mentre lei si lavava i capelli nel lavandino (da quando siamo a Roma non va più dal parrucchiere, ah, la donna buona): sono al Pozzarello – ho raccontato – un uomo entra in camera mia e s’infila nel mio letto, mamma, è buio, non si vede niente, lui si mette sopra di me, e mi schiaccia… Ma è davvero solo un sogno, Fiorella? Mormora atterrita mamma al telefono. Quell’anno, l’anno della cura del sonno può essere successa qualsiasi cosa, e lei non c’era, lei dormiva. Allora risale la rabbia, una rabbia violenta che la rende fortissima.
[...]
Posso venire nel tuo letto?
Lei alza la coperta per farmi entrare. In due nel lettino ci stiamo a malapena, ci abbracciamo.
Brutto sogno?
Sì.
Ora dormi, mi carezza.
Sempre l’uomo… dico, ma non è proprio un sogno, mamma, io sento davvero una persona sopra di me.
Mamma tace. Perché continuo a fare quel sogno? Ha paura a chiedermi altro, rimane in silenzio, mi stringe forte, mi culla, poi azzarda, quasi sottovoce: chi era?
Non lo so, mento io.
E mamma si rasserena, è solo un brutto sogno, mi stringe a sé, uno stupido sogno, bambina mia.
[...]
Invece mi addormento e nel buio arriva l’uomo che mi si stende sopra, mi soffoca, mi sta soffocando, tento di spostarlo, troppo pesante, lasciami andare, lui non si sposta, rimane sopra di me, mi schiaccia. Non importa chi sia, alcune volte lo so, altre no, alcune notti non ha volto, altre gli vedo la faccia, e prego: non farmi male, papà.
 
Vorrei chiedere oggi alla ragazzina che sono io a diciassette anni. Quella ragazzina che si dibatte in una gabbia che è alternativamente camera sua, la casa, la città. Di cosa hai paura, Teresa? Siediti, chiudi gli occhi, e cerca di ricordare… cosa ti hanno fatto, cosa è successo l’anno che mamma dormiva?
[...]
Arriva papà, mangiamo. Buonanotte, buonanotte. È notte. E di nuovo mattina. Avrei voluto che quell’anno succedesse qualcosa, che qualcuno mi facesse del male, mi picchiasse, violentasse, si macchiasse di una colpa, a cui potesse seguire una vendetta, avrei voluto essere qui, oggi, vittima dignitosa, ad accusare tutti.
[...]
In un angolo del giardino, dove ti sei messa di tua iniziativa, nessuno ti ha confinata. Non sei migliore, non hai sofferto più del resto dell’umanità
 
Teresa Ciabatti

tacere parlare.....

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