Ercole Patti
La zia Cettina era incastrata nella poltroncina di vimini quasi addosso a Nino che per farle
posto si era rincantucciato nell'angolo ed era rimasto sommerso nell'oscurità.
La giovane donna parlava protendendosi in avanti accalorata nella discussione che si era accesa su certi costumi da bagno arrivati in quei giorni in un magazzino di via Etnea.
Indossava una gonna larga che le arrivava quasi alla caviglia e una camicetta chiusa attorno al collo da un alto collarino scuro sostenuto da piccole stecche di balena; un cappellino a calotta le incapsulava la testa lasciando uscire due ciocche di capelli castano chiaro. Muovendosi nello stretto spazio che le rimaneva nella sedia aveva finito per sedersi senza accorgersene per metà sulla gamba del nipote.
Nino non si muoveva, sentiva la coscia calda della zia gravare su di lui e ad ogni risata di lei ne avvertiva l'eco e il tremito sulla propria gamba provando a quel contatto fortuito una sensazione piacevole. Ad un certo punto la zia si spostò ancora fino a fare incastrare il ginocchio del ragazzo in mezzo alle proprie gambe. Nino sentí sprofondare il ginocchio fra le cosce di lei che si schiudevano e di tanto in tanto si stringevano in un movimento che sembrava casuale. Parlando la zia si piegava in avanti fino a mettersi quasi a cavalcioni e a stringere il ginocchio del ragazzo; e Nino avvertiva che lei si muoveva su e giù fino a fargli sentire il calore umido dell'inguine attraverso i leggeri pantaloni che gli coprivano il ginocchio.
Ercole Patti
La giovane donna parlava protendendosi in avanti accalorata nella discussione che si era accesa su certi costumi da bagno arrivati in quei giorni in un magazzino di via Etnea.
Indossava una gonna larga che le arrivava quasi alla caviglia e una camicetta chiusa attorno al collo da un alto collarino scuro sostenuto da piccole stecche di balena; un cappellino a calotta le incapsulava la testa lasciando uscire due ciocche di capelli castano chiaro. Muovendosi nello stretto spazio che le rimaneva nella sedia aveva finito per sedersi senza accorgersene per metà sulla gamba del nipote.
Nino non si muoveva, sentiva la coscia calda della zia gravare su di lui e ad ogni risata di lei ne avvertiva l'eco e il tremito sulla propria gamba provando a quel contatto fortuito una sensazione piacevole. Ad un certo punto la zia si spostò ancora fino a fare incastrare il ginocchio del ragazzo in mezzo alle proprie gambe. Nino sentí sprofondare il ginocchio fra le cosce di lei che si schiudevano e di tanto in tanto si stringevano in un movimento che sembrava casuale. Parlando la zia si piegava in avanti fino a mettersi quasi a cavalcioni e a stringere il ginocchio del ragazzo; e Nino avvertiva che lei si muoveva su e giù fino a fargli sentire il calore umido dell'inguine attraverso i leggeri pantaloni che gli coprivano il ginocchio.
Ercole Patti
Un bellisimo novembre
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