Elena Stancanelli
Lo so, è incredibile. Nelle condizioni in cui ero qualcuno aveva ancora voglia di scoparmi. Non molti, ma qualcuno sì. Davide, certo, ma anche altri. Di alcuni uomini, non Davide, potrei addirittura dirti che ritenevano quella mia condizione un vantaggio. In quell’anno ho incontrato uomini che volevano scopare con me non malgrado il fatto che io stessi male, ma proprio perché stavo male.
Quasi sempre ho lasciato che facessero quello che volevano. Erano contenti. Bastava guardarmi per capire che sarebbe stato del sesso veloce, come ci si svuota dentro una puttana. E così era infatti, senza sorprese. Scopavamo per il tempo necessario a loro, e nel modo che preferivano. Io non venivo mai, non facevo neanche finta. Ma a loro andava bene così.
Qualche volta neanche mi scopavano. Mi toccavano qua e là con scarso interesse, senza spogliarmi, mi baciavano malamente sul collo lasciandomi il segno, poi mi mettevano una mano sulla nuca e avvicinavano la mia testa al loro cazzo. Con un po’ di cautela all’inizio, fin quando si rendevano conto che non facevo resistenza. A volte ero io stessa a far capire che non c’era bisogno che si affaticassero a scoparmi e che glielo avrei preso serenamente in bocca, che era la cosa migliore anche per me.
E gli uomini, quegli uomini che ritenevano un vantaggio la mia condizione di inermità, erano sempre sollevati. Mi spingevano la testa con più forza, ma io ancora non mi opponevo. Per quanto fossero brutali, per quanto rischiassero di farmi male, di soffocarmi, io non mi opponevo. Era un altro esercizio di umiliazione. Aprivo la bocca e respiravo con calma.
Non mi stancavo, mi sembrava la comunicazione ideale con quegli uomini disperati quanto me. Con alcuni era davvero molto facile. Doveva trattarsi di un loro desiderio potente e spesso insoddisfatto. Venivano in fretta, felici. Altri faticavano a lasciarsi andare e dopo un po’, seccati, finivano da soli. Venendosi tra le mani come adolescenti. Si trattava di operazioni che duravano al massimo una decina di minuti, tutto compreso. La maggior parte di loro poi scappava in bagno e si rivestiva in fretta.
Non fuggivano, però. Spesso dopo passavamo anche del tempo insieme. Era un tempo piacevole. Andavamo a cena, chiacchieravamo. La cosa importante per loro era chiudere la pratica, considerare espletata la questione sesso. Una volta lavati e rivestiti, senza più nessuna prestazione da offrire, si rasserenavano. Dopo aver scopato, o quello che fosse, quegli uomini diventavano migliori.
Non avrei mai immaginato, prima di quell’anno, che esistessero tanti maschi che non amano per niente il sesso. Che, senza essere limitati da alcuna specifica difficoltà, pensano al sesso come a qualcosa di faticoso e imbarazzante. Bello da aver fatto ma snervante da fare.
Elena Stancanelli
La femmina nuda
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